Attualmente il tema della trasformazione digitale nelle aziende è sempre più di attualità infatti, solo in Italia, il mercato dei sistemi cloud utili a questo tipo di trasformazione vale circa 3.84 miliardi di euro. Questo valore è in continua crescita in quanto, negli ultimi anni, sono stati scoperti e implementati sempre più strumenti e metodi in grado di rendere sempre più semplice ed efficace la gestione informatizzata.
In questo range di possibilità sicuramente il cloud computing è una delle più rivoluzionarie scoperte in quanto stravolge le logiche legate alle tradizionali infrastrutture IT localizzate nelle aziende. In questo articolo andremmo a trattare alcune delle caratteristiche principali del cloud computing al fine di avere una comprensione quanto più globale possibile delle potenzialità offerte dalla “nuvola”.
Per cominciare direi di partire dalle basi ossia dal cos’è il cloud computing. Il cloud computing è un paradigma di erogazione di servizi offerti su richiesta da un fornitore a un cliente finale attraverso la rete internet, a partire da un insieme di risorse preesistenti, configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita. In altri termini, l’azienda può rinunciare alla dotazione interna di hardware-software, oltre alla relativa gestione IT, avvalendosi di servizi esterni, scambiabili dinamicamente sulla base delle effettive esigenze computazionali di cui necessita per svolgere tutte le operazioni previste.
I vantaggi del cloud computing
Nelle varie applicazioni, le logiche cloud consentono di avere una serie di vantaggi oggettivi che vanno opportunamente valutati nel contesto aziendale. In termini generici, il coud computing consente di ottenere i seguenti benefici: contenimento dei costi, scalabilità e velocità di accesso ai servizi, affidabilità e sicurezza. Il contenimento dei costi si basa sul risparmio relativo all’investimento in hardware e software, oltre che alla configurazione ed alla gestione dell’infrastruttura IT sia a livello di assunzione e gestione del personale specializzato che di consumi.
La scalabilità e la velocità di accesso ai servizi è garantita dalla possibilità di accedere “on demand” alle risorse IT, rendendo l’azienda più agile e dinamica e di conseguenza anche più snella. Grazie ai servizi offerti in remoto dai provider cloud, è possibile aumentare o diminuire in qualsiasi momento vari aspetti come la potenza di calcolo, la quantità di dati dello storage o l’ampiezza di banda necessaria per raggiungere tutti i propri utenti.
Questi vantaggi sono oltretutto ottenibili in maniera immediata attraverso un semplice pannello di controllo via web, con cui effettuare delle richieste che il provider può esaudire molto spesso in tempo reale. Il cloud computing è anche un sistema molto sicuro in quanto i provider, per mantenere un elevato livello di credibilità e quindi attrarre clienti, investono ingenti quantità di denaro per garantire i più avanzati standard di sicurezza. Ciò consente di proteggere dati, applicazioni e infrastrutture da ogni minaccia derivate dalla rete internet. In aggiunta, l’integrità è inoltre garantita da sistemi di backup capaci di pianificare nel dettaglio il mirroring dei dati, offrendo all’azienda varie soluzioni di ripristino sulle versioni precedenti anche in caso di errori da parte dell’utente finale.
Cloud computing: 3 possibili implementazioni
Per valutare correttamente una migrazione utilizzando i sistemi cloud computing, bisogna tenere in considerazione che ci si riferisce ad un ecosistema di modelli, tipi e servizi estremamente variegato e per questo motivo è necessario focalizzarsi, in primo luogo su quali sono le diverse tipologie di Cloud attualmente disponibili. Attualmente ci sono 3 diverse tipologie di cloud: cloud privato, cloud pubblico e cloud ibrido. Il cloud privato è di norma costituito da un sistema di cloud computing riservato, collocato su un data center interno all’azienda o esclusivamente riservato nel caso in cui si scelga di utilizzarne uno in sede ad un provider esterno.
Il cloud privato è caratterizzato anche da una rete privata, dove i sistemi hardware e software sono di esclusivo utilizzo dell’azienda, che ne gestisce a livello IT sia l’infrastruttura che i servizi in grado di erogare. L’alternativa diametralmente opposta a questo cloud privato è sicuramente quella del cloud pubblico, che coincide con il tipo di distribuzione cloud computing attualmente più diffuso. In questa condizione, l’azienda si affida ad un provider esterno che, attraverso la rete internet, garantisce i servizi 24/7 grazie a sistemi hardware-software di proprietà del provider stesso.
Nel caso del cloud pubblico, le risorse garantite dal provider non saranno ad esclusivo utilizzo di una singola azienda (come accadeva nel cloud privato), ma saranno disponibili per chiunque il provider vorrà. È importante sottolineare anche che circa il 44% del parco applicativo delle grandi aziende si trova oggi sul o cloud pubblico o su quello privato. L’ultima tipologia invece è quella del cloud ibrido; questa consiste nell’utilizzo coordinato di distribuzioni di cloud pubblico e privato, con l’obbiettivo di combinare gli effetti e sfruttarne le sinergie nel contesto di una strategia bilanciata, con l’obbiettivo di soddisfare tutte le esigenze operative dell’azienda. L’adozione di un modello basato sul cloud ibrido può inoltre coincidere, anche nei tempi di attuazione, con un piano di progressiva migrazione da un sistema IT prevalentemente basato su una infrastruttura locale e/o cloud privato ad un assetto che si avvale in prevalenza di servizi garantiti dal cloud pubblico.