Starlink: tutto quello che c’è da sapere

Un tema di estrema attualità è sicuramente quello dei satelliti che ogni tanto riusciamo a vedere anche dalla terra sotto forma di piccole luci sospese nel cielo. Qualcuno li ha paragonati ad aerei, altri a UFO, ma in realtà sono i satelliti di Starlink. Per tutti coloro che non ricordano dove hanno sentito questo nome, o per tutti coloro che non lo hanno proprio mai sentito, per aiutarvi a far accendere una lampadina nella testa vi diamo un altro nome forse ancor più famoso: Elon Musk.

Starlink è un progetto ideato e sviluppato dal miliardario Musk in concomitanza con la decisione della sua azienda SpaceX d’intraprendere i voli spaziali. Dopo aver dato un forte impulso allo sviluppo dell’auto elettrica e aver rivitalizzato i viaggi spaziali, Musk ha deciso di creare una costellazione di satelliti che garantisca l’accesso alla banda larga in qualsiasi parte del mondo. Ora che magari vi siete ricordati di SpaceX, abbiamo deciso di spiegare più nel dettaglio cos’è esattamente e come funziona.

Cos’è starlink?

Come abbiamo accennato precedentemente, Starlink è una divisione di SpaceX che si occupa proprio dell’omonimo programma. Il progetto è nato nel 2015 con lo scopo di portare e garantire la connessione internet a banda larga ovunque sulla Terra sfruttando una rete che, inizialmente, avrebbe dovuto includere 12.000 satelliti a 1.100-1.300 km di altitudine. Sfortunatamente però, le cose non sono andate come Elon Musk sperava e aveva programmato, perciò è stato costretto a rivedere i propri piani. Per non creare confusione abbiamo deciso di andare con ordine partendo dalle prime fasi del progetto fino a quelle più recenti.

Dopo la presentazione del progetto avvenuta, come detto prima, nel 2015, l’anno successivo è stata costruita una struttura dedicata esclusivamente a Starlink a Redmond in America. Dopo tre anni di lavoro, l’azienda del miliardario ha messo in orbita due prototipi di satellite chiamati Tintin A e Tintin B. Il motivo di ciò era quello di convincere la FCC ossia la Federal Communications Commission degli Stati Uniti ad approvare dei fondi per l’azienda. Vedendo l’ammontare della cifra che la FCC ha dato alla società di Musk, la scelta dei due satelliti è stata completamente azzeccata, tanto da fargli entrare nelle casse circa 885,5 milioni di dollari.

SpaceX ha dovuto confrontarsi con altri competitor che investivano su progetti molto simili, e per questo ha dovuto ridurre notevolmente il numero di satelliti che voleva lanciare. Attualmente ce ne sono in orbita 1600 correttamente posizioni a 550 km dalla superficie terreste e perfettamente funzionanti.

Come funziona?

Starlink non è sicuramente la prima azienda ad offrire internet via satellite in quanto alcuni dei competitors che ha dovuto affrontare sono, per esempio, Viasat e HughesNet. La grande differenza che c’è tra la società americana e le altre è il funzionamento del progetto: infatti Musk ha realizzato un sistema di satelliti in continuo movimento mentre gli altri si sono affidati a sistemi immobili. Viasat e HughesNet infatti usano satelliti in orbita geostazionaria, ossia situati sempre sulla stessa regione. Il vantaggio di questo tipo di satelliti è che stanno immobili sempre nella medesima area, mentre il loro principale svantaggio è legato alla distanza che devono tenere dalla terra per stare fermi che è di 36.000 km. Questa distanza comporta un aumento della lentezza che arriva fino a 600 ms e per questo motivo il segnale arriva molto tardi permettendo la navigazione in rete agli utenti, ma rendendo difficoltosa la gestione delle videochiamate o l’utilizzo di giochi online.

Starlink invece, ha optato per un’orbita più bassa per ridurre la lentezza a circa 30 ms. Questo però non consente ai singoli satelliti di coprire la stessa area poiché si muovono molto rapidamente seguendo il moto di rotazione della Terra. Per compensare SpaceX ha dovuto e dovrà continuare a lanciare satelliti che possano garantire il servizio orbitando ad alta frequenza e comunicando tra di loro via laser. Un’altra cosa molto importante da analizzare è come sono fatti i satelliti di Musk. Questi sono dotati di propulsori che sfruttano l’effetto Hall, espellono kripton per spostarsi e si alimentano sfruttando alcuni pannelli solari che vengono aperti in orbita. Ogni satellite pesa 227 kg e possiede quattro antenne in continua comunicazione con la terra utilizzando la banda Ku e quella Ka. Questi satelliti riescono a trasmettere con una velocità effettiva di 610 Mbps che, a terra si trasformano in circa 150Mpbs. In altre parole trasmettono come se ci fosse la fibra ottica ma senza l’uso dei cavi.

Per chi invece si stesse domandando se prima o poi, magari per un malfunzionamento o per qualche altra motivazione, uno dei satelliti si guasti e “decida” di cadere verso la terra, possiamo affermare che questi sistemi sono progettati per bruciare nell’atmosfera prima di toccare terra e quindi non causare nessun danno al pianeta.

Related Posts